Le contraddizioni di “Alice Underground”

14 Dic

Alice Underground | di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia | Teatro Elfo Puccini Milano

Alice_Underground

di federico carcano

Dalla scorsa stagione teatrale va in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano uno spettacolo scritto, diretto e disegnato da Ferdinando Bruni e Francesco Frongia: stiamo parlando di “Alice Underground”.

Le avventure di “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll sono state soggetto e oggetto di infinite rivisitazioni e riletture passando per “mezzi fratelli” come la letteratura, il teatro, il cinema. Bruni e Frongia, quindi, hanno deciso di confrontarsi con un testo che potremmo definire quanto meno “inflazionato”.

Intere generazioni di artisti, filosofi, poeti, registi si sono immersi nel mondo di Alice e cosa ne è emerso?  Da questo testo continuano a balzare all’occhio una moltitudine di sfaccettature, energie e interpretazioni. “Anche noi stiamo ripercorrendo le suggestioni di questo testo, per mettere in scena quella realtà insensata, sospesa e sovvertita che Alice incontra nel suo sogno – hanno dichiarato Bruni e Frongia  –  Con tutti i mezzi che ci offrono l’artigianato della scena e la tecnologia dei video, che qui useremo come una moderna e fantasmagorica lanterna magica, abbiamo progettato una sorta di cartoon teatrale che animerà un grande fondale dal quale emergeranno gli attori in carne e ossa. Abbiamo realizzato più di trecento disegni, dipinti ad acquerello con pazienza certosina per giocare con un teatro fatto a mano che ci aiutasse concretamente a ritrovare la dimensione dell’infanzia”.

La critica sembra essere piuttosto discorde nel valutare lo spettacolo.

Azzurra Scattarella su Temperatamente.it  sottolinea: “Mentre Alice resta sempre la stessa (la bravissima Elena Russo Arman), gli altri ruoli sono interpretati e suddivisi tra gli altrettanto bravissimi Ida Marinelli, Matteo de Mojana e l’autore Ferdinando Bruni, che ci regalano uno splendido Brucaliffo dall’inflessione napoletana, un Coniglio Bianco con doti da pianobar e una Regina Bianca quanto mai frivola e attenta ai canoni di noblesse obliges. E molto, molto altro”

Andrea Dispenza, invece, su Saltinaria.it, parla di dispersione e confusione: “Poetico e piacevolissimo, ma difficile da inquadrare. Sia nella prima parte – una rapsodia di eventi per non sfuggire troppo alla natura del testo – che nella seconda, dove la fantasia schizza ovunque, come la vernice rossa con la quale le carte dipingono le rose bianche. Tutto questo meccanismo proiettato a mo’ di video disperde un pochino. È vero che le illustrazioni sono impeccabili, è vero che funzionano nel loro intento di ricordarci com’era il mondo prima e come sarebbe, se solo avessimo avuto l’astuta ingenuità di Alice, ma ci si confonde e non si ha più la sensazione di essere a teatro e non a causa di un forte pathos e senso di trascinamento”.

Agli opposti di Dispenza si trova Serena Lietti, che commenta così su Sipario.it: “Con Alice underground ci immergiamo in quel sostrato inconscio e irrazionale che giace sotto il sistema logico della realtà, costituendone la negazione, il contrario, il rovescio e, al contempo, il cuore pulsante da cui emergono sogni, desideri ed emozioni. Oggetti animati e indovinelli senza soluzione popolano un paese dove il gioco dell’assurdo stimola spunti di riflessione che vanno dall’identità personale all’incontro con l’altro, dalla sguardo infantile sul mondo alla costruzione della propria strada tra i continui cambiamenti della vita. L’impressione è che Bruni e Frongia si siano lasciati trasportare senza riserve dalla fantasia di Carroll, regalandoci la magia di un sogno vissuto a occhi aperti”.

Il Trait d’union della critica sullo spettacolo è, infine, ben rappresentato dalle parole di Daria D. sul Corriere della Sera: “Molto bravi gli attori, tra cui spicca Elena Russo Arman, la nostra eroina, qui in un ruolo che le è decisamente congeniale, esagerato e fanciullesco, allegro e ingenuo,   timido e dolce, che   interpretano con grande versatilità più ruoli, animali o uomini che siano, aiutati da una inventiva   realizzazione dei costumi. E un Oscar per le scenografie simili ad un caleidoscopio   variopinto e originalissimo di trecento disegni dipinti ad acquarello proiettati sullo schermo”.

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