Lo sai chi è morto? Giuliana Musso tra riso e commozione

6 Feb

Tanti saluti | di Giuliana Musso | regia M. Somaglino | con B. Schiros, G. Meggiorin e G. Musso | direzione clown M. Van Den Broek | produzione La Corte Ospitale | anno di produzione 2008

Cover_Tanti saluti

di alice cantelmo

Benissimo ha fatto nel mese di gennaio il teatro Elfo Puccini a proporre una personale su Giuliana Musso, mettendo in scena Tanti saluti (21-23) insieme a La fabbrica dei Preti (14-19) e Sexmachine (24-26). Abbiamo visto il primo, bello e commovente: in scena una bara e tre clown che raccontano della morte e del morire. Così lo presenta l’autrice nella sua homepage: “Tanti saluti vuole esplorare, attraverso una ricerca di stampo sociologico, il tema del morire ai nostri tempi. Abbiamo raccolto testimonianze e racconti dai principali protagonisti dell’evento: medici, infermieri, familiari e morenti. Abbiamo visitato i teatri del morire: ospizi, ospedali, hospice, case. Indagato le sue nuove declinazioni: cure palliative, accanimento terapeutico, protocolli di rianimazione, eutanasia. E abbiamo anche ascoltato chi è stato così vicino al punto della morte da non averne poi più alcun timore”.

Eppure si ride anche se alla fine ne si esce confusi, desiderosi di chiamare i propri cari per ricordare loro il nostro amore e allo stesso tempo sperando che non sia il nostro, il prossimo turno. E viene da ripensare a un momento molto ben costruito e divertente dello spettacolo, in cui ad un certo punto compare in scena una valigia piena di sveglie che vengono distribuite e i clown ci ricordano che ci sarà un momento per ciascuno di noi. Eppure lo spettacolo è sicuramente un inno alla vita e un invito a coglierne il lato bello senza dimenticarsi della fine, senza temerla.

La critica sembra unanime sulla riuscita di questo lavoro, in effetti l’idea di associare il tema della morte a uno spettacolo di clown è sicuramente vincente. Così Mario Brandolin su il Messaggero Veneto: “Musso ha scelto una via ‘leggera’, ha affidato il racconto di quelli che sono oggi i molteplici contradditori comportamenti rispetto all’atto del morire a tre clown, tre rassicuranti macchiette, un po’ poetiche e un po’ patetiche, alle prese solo con i poveri oggetti della loro arte (nasi rossi, cappellucci , piccoli strumenti musicali) e un baule-bara”; ma anche Nicola Arrigoni per Sipario: “Uno spettacolo dalle buona tenuta scenica, capace di far ridere e commuovere, che non lascia indifferenti perché affronta un tema che riguarda tutti e la vita stessa,(…) racconta della morte che è sempre quella degli altri, perché quando arriva il protagonista è paradossalmente assente. Tanti saluti è l’esempio di un teatro intelligente e senza paura, uno spettacolo che merita attenzione e che è destinato a crescere e a grande successo, a patto che non si abbia paura di parlar e sorridere di ‘sorella morte’”. Sullo stesso tono anche Elena Casadoro per NonSoloCinema e Matteo Cingano, Elettra Facco e Bruno Noaro per teatroastra.

Indiscussa la bravura dei tre attori in scena e le capacità drammaturgiche di Giuliana Musso, che è molto intensa quando, ricorrendo a un’interpretazione priva di veli recitativi, ci racconta le testimonianze raccolte negli ospedali, nelle sale di rianimazione. Andrea Porcheddu su Delteatro.it parla, a ragione, di un “bello stacco, da vertigine, quando la Musso improvvisamente si sfila i panni del clown e inizia il racconto serio, tragico, umanissimo, di chi con la morte ci lavora”. Tanto coinvolta, aggiungo, da perdere in qualche momento la chiarezza dell’emissione.
E’ invece la sua versione clownesca, forse per la scelta di un tono di voce troppo squillante, a risultare  meno efficace, ma sono veramente piccolezze.

Brillante Beatrice Schiros che incarna perfettamente la figura comica, tanto da far pensare a una talento naturale, e costruisce una buona parte drammatica.

Bello e positivo il personaggio di Gianluigi Meggiorin (il musicista che accompagna la Musso anche in Sexmachine), con la sua grande mimica facciale e i siparietti musicali, uno più gustoso dell’altro. Tra i tanti, il nostro preferito resta quello dell’elettrocardiogramma. La pensa così anche Enrico Piergiacomi per TeatroeCritica: “notevole, in questo senso, il momento in cui Gianluigi Meggiorin esegue la sinfonia Oggi è un bel giorno per morire per elettrocardiogramma solo, mimando il gesto di strapparsi e lanciare in aria il cuore”.

Per finire Chiara Compagnoni, pur utilizzando una parola non perfettamente appropriata perché non è di mimi che si tratta, scrive su Faber Giornale: “Gli interpreti sono ottimi mimi con il naso rosso e sanno commuovere quando non lo portano. Uno sketch finale sulla ‘morte della sinistra italiana’ [e ‘morte del teatro’] strappa un ultimo applauso al pubblico, nonostante il consenso fosse già ampiamente conquistato”.

La bravura degli attori, infatti, sta proprio nella capacità di passare repentinamente da un personaggio comico a uno drammatico, ed è proprio questa la peculiarità dello spettacolo e la sua bellezza.

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