Archive | letteratura RSS feed for this section

Animali in cerca di un senso: gli insegnanti di Cosimo Argentina

3 Mar

Per sempre carnivori | di Cosimo Argentina | minimum fax 2013

Cover_Argentina

di diego stefanelli

La saggezza, il “lato epico della verità” (Benjamin), ha certo abbandonato il mondo ritratto da Cosimo Argentina nel suo ultimo libro, Per sempre carnivori. Se la saggezza è assente, lo è anche la possibilità di tramandarla: Polonia, Mako, dentuso e gli altri insegnanti dell’Istituto Tecnico Nuova Caledonia, non hanno nulla da insegnare, nulla da tramandare ai propri allievi. Polonia (la voce narrante) dovrebbe insegnare diritto, ma non ha la minima fiducia nelle possibilità del genere umano di darsi regole giuste: “è il branco che fa giurisprudenza”. A loro volta, essi non hanno mai voluto imparare nulla (“da Omero non avevo imparato nulla” dice Polonia “perché primo lui non aveva niente da insegnarmi e secondo io non avevo nessuna voglia di imparare”) e, anche volendolo, non hanno nessuno da cui apprendere: l’unico anziano del romanzo, il padre di Leone Polonia, è sprofondato, dopo la morte della moglie, in una pazzia terribile e inarrestabile. Continua a leggere 

Viola Di Grado o dello stile

16 Feb

Cuore cavo | di Viola Di Grado | edizioni e/o 2013

Cover_Di Grado

di piero grignani

Ammettiamolo, se non fosse stato per Ferroni, che su un Alias domenicale, forse del marzo dell’anno scorso, ne aveva fatto una lunga recensione, non avremmo letto Cuore cavo e avremmo continuato a fare a meno della sua autrice. Anche si era ignorato il precedente Settanta acrilico trenta lana, superpremiata e supertradotta opera prima. Però a marzo si iniziava a riflettere su Il punteggio di Amburgo e da qualche parte serviva pur partire, anche se poi del libro se ne dà conto solo oggi, davvero oltre ogni ragionevole credibilità editoriale. Comunque, per i ritardatari, lettori e recensori, la casa editrice fa un comodissimo spoglio della stampa, cartacea e online, ed oltre Ferroni potete trovare altri big: Onofri ne parla su Avvenire, La Porta su Il Sole e qualcun’altro me lo sono dimenticato. E verrebbe voglia di discutere solo di questi, che già sarebbe sufficiente a riempire la nostra paginetta. Continua a leggere 

Massimo Gardella tra senso della indagine e girovita importante

26 Gen

Chi muore prima | di Massimo Gardella | Guanda 2013

Cover_Gardella

di diego stefanelli

 Siamo in tempi di crisi, si sa, e la crisi ormai è diventata anche un genere narrativo molto vasto, ma dai tratti abbastanza riconoscibili. Romanzo di crisi è anche quello di Massimo Gardella, popolato da adolescenti che si suicidano senza apparente motivo, bulli di quartiere che vagano come demoni nella pianura pavese. Il paesaggio è appunto quello di Pavia e dintorni: più che non-luoghi, luoghi-non-più-pieni. Antichi e anticamente umanizzati, appaiono come svuotati: gli uomini vi si muovono spaesati, sempre in macchina, passando da una cascina all’altra.

Il romanzo dovrebbe dirsi un giallo e il suo eroe dovrebbe quindi essere l’Ispettore, in quanto garante del Senso, ordinatore degli eventi e loro risolutore. In realtà, Remo Jacobi (già protagonista del romanzo precedente di Gardella, Il male quotidiano, Guanda 2012) è uno dei tanti ispettori in crisi dei nostri tempi, un “un pessimo poliziotto”, come l’ha definito lo stesso Gardella su La Stampa TV. Continua a leggere 

Le anime belle di Marco Balzano

7 Gen

Pronti a tutte le partenze | di Marco Balzano | Sellerio 2013

Cover_Balzano

di piero grignani 

Un altro quadretto del giovane insegnante, precario e meridionale, che però almeno scivola via liscio liscio tra i luoghi comuni del genere, senza essere nemmeno troppo petulante, tanto è mite la temperatura ideologica e domestica l’hybris. E anche, a momenti, consola e fa bene all’anima, come certi bozzetti veristi, dove la disperazione si è a tal punto allungata con l’umana misericordia, che della miseria, quasi, ce ne scordiamo le ragioni. Comunque, ecco, sempre pronti a tutte le partenze: questa è la buona novella, nonostante suoni un poco boyscout a scriverlo lì, in calce, sulla copertina. Però almeno preserva da generici massacri, è evidente, in quanto bisogna essere davvero cinici e senza cuore per sparare contro una dichiarazione di buona volontà e impegno generazionale tanto candida e garbata. Dunque né choosyblack-bloc, ma una terza via gentile e di buonsenso per resistere ai marosi del precariato permanente. Continua a leggere 

Marchesini uno di noi

10 Dic

Atti mancati | di Matteo Marchesini | Voland 2013

Cover Marchesini

di piero grignani

Ci scusi il lettore se proprio in apertura, davanti a tutto, finisce l’ego di chi scrive – che è cosa davvero patetica quando si parla dei libri degli altri – tuttavia nessuno impedisce di saltare quanto sotto e ritrovarsi al capoverso successivo.

Per chi prosegue, è doveroso sapere che il recensore è arrivato a Berardinelli – mentore del giovane Marchesini – e al Bellocchio Piergiorgio (in quanto personalità evidentemente, ché non si possono vantare maggiori intimità) per via Fortini, Cases e Timpanaro, risalendo con sforzo dalle malie ontologiche dei fautori del pensiero negativo e antidialettico, insomma i Tronti, i Cacciari e gli Asor Rosa, per capirci. Bene, chi scrive è quindi convinto di aver trovato in Marchesini, che stima di barbarica razza provinciale – come la propria peraltro – un fratello di elezione. Legge con gusto il libretto della Gaffi (facendo invero un po’ fatica tra allusioni e sarcasmi), quello delle Edizioni dell’Asino sui cinque civilissimi e solitari campioni (quante citazioni però), evita per indolenza la produzione poetica ma non perde il primo romanzo, appunto questo Atti mancati. Ne resta però, ahimè, parzialmente deluso. Cerca in rete chi sappia dare ragione di tale scontento, eppure dalla rete, nonostante del libro, poi anche candidato allo Strega 2013, se ne faccia un gran parlare, ne cava fuori poco. Continua a leggere 

Tutte le feste di Veronica Raimo

16 Nov

Tutte le feste di domani | di Veronica Raimo| Rizzoli 2013

Cover RAIMO

di piero grignani

Copertina nera con bacio e quarta gialla, mentre il font del titolo rimanda alle insegne luminose al neon, anche se bisogna arrivare a pagina 217 per scoprire il perché, del font e del titolo, e la cosa delude un poco; piuttosto restano oscure le ragioni per cui quelli di theWorldofDOT abbiano messo in copertina un maschio dall’aria tanto grifagna e balcanica, con quell’artigliaccio a stringere la gola della partner. Comunque il secondo libro della Raimo scivola attraverso la rete senza generare particolari sussulti e le sole note critiche arrivano dalle versioni online delle testate cartacee. Massimiliano Parente su il Giornale gigioneggia tra goliardia e paraculismo. Diverte anche certa strafottenza da foglio liberal (e sul liberal qualcuno avrebbe da ridire), ma poi che l’autrice sia la “femme fatale della letteratura italiana” e per il nostro la sola presenza capace di illuminare le riunioni di quei noiosi di TQ o di minimum-fax, interessa davvero per niente o al massimo farà piacere alla Raimo. Così la trovata dello scambio in tipografia (come avviene nelle culle degli ospedali) tra l’ultimo libro della Chias e quello della Raimo, dove i pregi del libro della prima dovrebbero essere le caratteristiche più tipiche della seconda (quando in grazia), sembra solo un espediente per indorare la pillola: il libro non è all’altezza de Il dolore secondo Matteo. Ma la Chias non si è letta, quindi il gioco potrebbe anche reggere. Piuttosto, se i motivi della bocciatura di Parente sfumano nella posa, generici suonano i peana innalzati da Carlo Mazza Galanti su il manifesto. Continua a leggere