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Interstellar: le recensioni da leggere

12 Nov

Interstellar | di Christopher Nolan | con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain | USA 2014

Emanuela Martini su Il Sole 24 Ore

Nolan è sempre stato molto bravo nel tenere insieme il piano fisico-filosofico e quello umanistico delle sue storie; la sua costruzione logica è inattaccabile: non fa errori di sceneggiatura, non crea “paradossi”, non si perde pezzi per strada. Ma qui il materiale sterminato lo fa sbandare, narrativamente e visivamente. [continua a leggere]

Pier Maria Bocchi su Cineforum

Pensate sia facile parlare di sentimenti a Hollywood? Parlare d’amore? È da Inception che Christopher Nolan parla d’amore. Solo d’amore. Il suo problema è che ne parla in maniera traslata, e per di più appariscente. E allora è un bersaglio prevedibile e privilegiato. Un bersaglio di tutti: dei cinici, di chi non ci crede mai, degli spettatori e dei critici che la sanno lunga. Certo, se uno parla d’amore, oggi, a Hollywood, qualche sospetto deve pur farlo nascere. Se poi uno ci impiega sempre tre ore per parlarne, qualcosa deve non tornare. [continua a leggere]

Michele Faggi su Indie-eye

Nolan si ostina a voler superare i limiti dell’esperienza scopica con la descrizione di uno spazio curvo e non euclideo. Ma siamo sicuri che il suo cinema sia davvero in grado di perdere e di farci perdere le coordinate? Se David Lean, per girare Lawrence D’arabia, ha trascinato nel deserto cineprese a 65 mm, perché non dovremmo avere le stesse aspirazioni? [continua a leggere]

Leopardi nostro contemporaneo

7 Set

Il giovane favoloso | di Mario Martone | con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Valerio Binasco, Anna Mouglalis | Italia, 2014

il giovane favoloso

di valentina t. gelmetti

È da un po’ che siamo latitanti, qui dalla parti del Punteggio. Pungolati con velenoso affetto da certi compagni del sito che ci hanno rinfacciato di non aver più scritto una riga da mesi, ammettiamo la nostra colpevolezza, con l’unica attenuante di esserci fatte risucchiare da alienanti e deliranti lavori a ritenuta d’acconto utili alla sopravvivenza quotidiana. Ma ora siamo arrivati alla conclusione che, forse, è meglio riappropriarsi del proprio tempo. Autoassoluzione e fine del processo, dunque; con simpatia ça va sans dire.
In questo ritorno alle armi, siamo stati in spedizione al recente Festival del cinema di Venezia. Giusto qualche giorno, pochi i titoli visti, pochi quelli che rimarranno, non evaporati dal sole della contingenza e delle mode. Tra questi, pur nella sua complessa e imperfetta noia, pur in una certa piattezza visiva teatral-televisiva, pur in una narrazione classica, sospirante e didascalica, c’è Il giovane favoloso di Mario Martone. Continua a leggere 

Anderson, regista hipster: un articolo sul Sole spiega il perché

19 Apr

Grand Budapest Hotel | di Wes Anderson | con Ralph Fiennes, Tony Revolori, Saoirse Ronan, Jude Law, Owen Wilson, Bill Murray | USA 2013

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Michele Masneri su Il Sole 24 Ore
Tutte le famiglie normali sono infelici allo stesso modo; ogni famiglia disfunzionale è infelice a modo suo. Wes Anderson ha elevato la malinconia a fenomeno glamour globale e l’adolescenza quarantenne a condizione aspirazionale per tutti noi. Secondo il fondamentale galateo del nuovo secolo The Hipster Handbook (2002) di Robert Lanham, Anderson è “il” regista per eccellenza, oltre a essere ai vertici della classifica «star per cui avere una cotta», subito dietro a Beck e a Edward Norton. Otto film di cui almeno uno già entrato nell’inconscio collettivo, I Tenenbaum (2001), Anderson è il principe emaciato della nuova malinconia globale che apre il cuore e fa vendere i profumi dei massimi marchi mondiali. [continua a leggere]

Davis o il fascino sfacciato dell’antieroe

31 Mar

A proposito di Davis | di Joel ed Ethan Coen | con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, John Goodman | Usa 2013

A proposito di Davis

di valentina t. gelmetti

Il fascino sfacciato dell’antieroe. Così verrebbe da rinominare l’ultimo – ottimo – film dei fratelli Coen, non a caso onorato dallo snobistico Festival di Cannes (col Grand Prix della Giuria) ma ignorato dai trionfalistici Oscar (salvo due nomination minori per fotografia e sonoro). Davis, il protagonista, è un perdente. Non solo, Davis è personaggio spigoloso e irritante. Per quanto magnetica e avvolgente sia la sua musica, il folk singer è nella vita un amico opportunista e urticante, pronto solo a occuparti il divano di casa e sputarti addosso sentenze di ipocrisia e imborghesimento. Eppure è proprio questo l’aspetto più interessante della pellicola: i Coen non cadono nella facile fotocopia delle vite da bohème intrise d’assurdo dell’insuperabile Aki Kaurismäki ma lavorano per opposti rispetto al finlandese dipingendo un ritratto d’artista che è un antieroe sbruffone, egoista, belloccio e talentuoso. Uno sicuro di sé e della propria musica. Uno che si prende pericolosamente troppo sul serio salvo poi diventare fautore della propria sconfitta e autoassolversi come vittima di un mondo ingiusto. Uno per il quale si prova repulsione ma nel quale è inevitabile rispecchiarsi. Continua a leggere 

La grande bellezza: le recensioni da leggere nel bla-bla-bla

9 Mar

La grande bellezza | di Paolo Sorrentino | con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli | Italia 2013

La grande bellezza

Dario Zonta su Mymovies
Scrittore di un solo libro giovanile, “L’apparato umano”, Jep Gambardella, giornalista di costume, critico teatrale, opinionista tuttologo, compie sessantacinque anni chiamando a sé, in una festa barocca e cafona, il campionario freaks di amici e conoscenti con cui ama trascorrere infinite serate sul bordo del suo terrazzo con vista sul Colosseo. [continua a leggere]

Federico Gironi su Cineforum (5 marzo 2014)
Più noiosi di quelli che parlano de La grande bellezza come della nazionale di calcio, solo quelli che criticano chi parla de La grande bellezza come della nazionale di calcio. Più noiosi di quelli che esaltano sui social La grande bellezza che passa in tv, solo quelli che demoliscono La grande bellezza che passa in tv. [continua a leggere]

Gianluca Floris su florissensei (22 maggio 2013)
Il protagonista Jep (Servillo) ha l’anima dannata. Avrebbe voluto una vita di significati, amore e profondità e invece si trova ad essere il principe della vacuità mondana. Il fatto che la sua sia un’anima dannata lo vediamo confermato dall’ultima scena con il Cardinale (Herlitzka)… [continua a leggere]

E inoltre: Filippo Facci su Libero (via Il Post), Natalia Aspesi su la Repubblica, Helga Marsala su Art Tribune, Cristina Piccino su il manifesto

L’invisibile materia oscura del documentario italiano

14 Gen

Materia oscura | di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti | Italia 2013

materia oscura film documentario

di valentina t. gelmetti

L’ultimo Festival di Venezia ha segnato il trionfo di Sacro GRA. Sulla carta, una scelta audace che finalmente riconosceva valore a un genere, quello del documentario, troppo spesso ignorato dai riflettori mediatici e dalle sale. Visto il film, tuttavia, l’atto sovversivo del Presidente Bertolucci si squaglia impietosamente: al netto del Leone d’oro, l’opera di Rosi è prolissa, mediocre, dispersiva. E il giudizio si fa ancora più drastico se la si mette a confronto con il documentario italiano del 2013, ovvero Materia Oscura.

Sebbene sia stato presentato-acclamato alla Berlinale e poi in altri festival internazionali (tra cui il prestigioso Cinéma du Réel di Parigi), a differenza di Rosi, il doc di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti non ha trovato una distribuzione ma solo proiezioni-evento o brevi teniture. In ogni caso, per i pochi che l’hanno visto e per i pochissimi che ne hanno scritto sul web, il parere è unanime: un film di altissimo livello, “meraviglioso, necessario”  (Cinemaitaliano), “politico e poetico” (Il Ciotta-Silvestri), “atroce e dolcissimo”  (Cineclandestino). Continua a leggere 

Duellanti in Via Castellana Bandiera

16 Nov

Via Castellana Bandiera | di Emma Dante | con Alba Rohrwacher, Elena Cotta, Emma Dante, Renato Malfatti | Italia 2013

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di valentina t. gelmetti

Sarà stata l’aura da star radical-chic della regista, o quel suo ego massiccio che prima le fa scrivere un libro (appunto Via Castellana Bandiera, Rizzoli 2008) e poi glielo fa tradurre per il grande schermo, ma insomma si era guardato a Via Castellana Bandiera – il film – con qualche pregiudizio. Sbagliando, però, perché il risultato finale è uno dei titoli più convincenti del cinema italiano per questo 2013. Imperfetto quanto interessante, come solo le opere prime sanno essere.

Equilibrista sicura tra le sale underground siciliane e i palcoscenici scaligeri, la “diva palermitana” Emma Dante è riuscita in questi anni a “ritagliarsi un posto privilegiato nel panorama teatrale italiano contemporaneo, strizzando l’occhio al pubblico e, parimenti, alla benevolenza delle avanguardie”. Con queste parole Giuseppe Paternò di Raddusa di Filmidee – uno dei pochissimi recensori di cinema sul web che sembra conoscere la produzione scenica della Dante – bene fotografa l’acclamata mettrice en scène: una doppia anima popolar-sperimentale, quella della Dante, che nel passaggio alla settima arte si è però come sgonfiata da pastiche visionari e barocchi, perseguendo una messa in scena essenziale e una rigorosa identità realista. Continua a leggere